Liberalizzata nel 1970 l’importazione delle automobili del Sol Levante.
Come cambia il mondo! Anche quello dell’automobile. La maggior parte di noi se ne è forse dimenticata, ma una volta, per quanto oggi possa essere incredibile immaginarlo, le automobili giapponesi erano “off limits” per il mercato italiano: vietato importarle nella Penisola.
Poi, alla fine del 1969, cadde la prima barriera e, dopo molte discussioni, anche il nostro mercato fu liberalizzato, sia pure solo parzialmente: nel 1970 ovvero esattamente cinquanta anni fa un primo contingente di 1.000 automobili “made in Japan” sarebbe potuto entrare sul mercato italiano, suddiviso in due scaglioni di 500 unità ciascuno. Il primo arrivò nell’Estate del 1970: 369 piccole Honda N 360 della Motauto di Bologna, 52 Mazda 1500 e 1600 della Sidag di Torino, 42 Subaru della Razzieri di Napoli e 37 Toyota Corolla e Corona dell’allora neo-costituita Toyota Italiana della famiglia Fattori. Le prime Nissan Datsun arrivarono invece con il secondo contingente attraverso la Tarchini di Milano. Per le Mitsubishi si dovette aspettare fino al 1979 quando la Koelliker di Milano importò la Colt. L’anno seguente con la Autoexpo di Ora (Bolzano) esplose invece il fenomeno dei “Suzukini”.
Un po’ diversa la storia delle Daihatsu che avrebbe debuttato in Italia solo nel 1985 con i fuoristrada Rocky importati prima dalla Sun International e quindi dalla Italjet di S.Lazzaro di Savena ed infine dalla Interstar di Roma. Nel 1996, in una situazione di mercato ormai radicalmente differente, sarebbero arrivati i Feroza, importati dalla DPS (Daihatsu Parts Service).
Erano già altri tempi. Ormai, anche nel nostro Paese, le vendite di auto “made in Japan” si contavano già in migliaia di unità all’anno. A questo punto, dopo le berline e i fuoristrada, era il momento dei modelli di lusso: nel 1998 Toyota introdusse Lexus e dieci anni dopo Nissan fece lo stesso con Infiniti.
Oggi le automobili giapponesi sono “perfettamente integrate” nel panorama italiano e fanno parte a pieno diritto della nostra quotidianità. Abbandonati uno dopo l’altro gli importatori privati e passate sotto il controllo delle rispettive case madri. L’epoca dei pionieri è ormai lontana nel tempo: 50 anni esatti nell’Estate del 2020.
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